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Asilo nido, tutta la verità sull’inserimento

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Ho avuto bisogno di tempo prima di poter scrivere qualcosa sul tema “asilo nido”.
Tempo per capire, per metabolizzare, per superare le mie paure. Ora che sono passate quasi tre settimane da quando Gemma c’è andata per la prima volta, sono pronta per dire la mia.
 
Asilo nido
La prima settimana di inserimento è stata dura, proprio come tutti mi raccontavano. Ma non tanto perché Gemma piangeva per il distacco – per fortuna la mia piccina è tosta, un vero capricorno! – quanto piuttosto per la situazione in cui mi sono imbattuta.
Di colpo ti rendi conto che tutte le premure cautele con cui hai cercato di salvaguardare la tua piccina fino al giorno prima, all’improvviso vengono cancellate dalla vita di comunità del nido.
Ciucci scambiati, giochi condivisi che finiscono in bocca, a turno, a tutti i bambini e poi ancora pranzi consumati alla meglio con le mani dei bimbi nei piatti degli altri dove fanno tutto tranne che mangiare e testate sul pavimento, anche se è parquet.
All’inizio l’ho vissuta male, anche perché con l’inserimento ti fanno stare lì insieme ai bambini e puoi osservare tutto quello che succede: forse sarebbe quasi meglio non vedere!
E poi i pianti disperati degli altri bambini che si sentivano da lontano, appena varcavo il cancello dell’asilo, la mattina, e a pranzo, quando andavo a riprenderla.
Il peggio poi – come sempre – è stato ritrovarsi fra noi mamme a condividere ansie e paure e a ingigantire tutto ciò che non andava.
 
Ma le educatrici continuavano a dirci di stare tranquille, che dopo le prime due settimane sarebbe andata meglio.
Così ho aspettato prima di dare un giudizio ed hanno avuto ragione loro.
Magicamente, dalla terza settimana, ho iniziato a sentire piangere molto meno, Gemma va all’asilo volentieri, mangia, dorme, non piange e anzi sorride sempre.
 
Anzi, per una bambina vivace come lei, il nido è molto positivo perché la mattina può giocare lì molto meglio di come farebbe a casa e il pomeriggio, con me, è molto più tranquilla.
 
Fare un bilancio ora è prematuro ma sicuramente ho imparato a fidarmi delle educatrici e a cercare di stare più tranquilla. E le vostre esperienze come sono state? Aspetto i vostri racconti.
 
Silvia Mastrorilli (Firenze, 1 ottobre 2014)
 
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